INTERVISTE

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Rilasciata a PQEditor
il 14/01/2015
Intervistatore: Ivano Garofalo

994429_10203082726814141_777230600_nOggi vi proponiamo una lunga e ricca intervista ad uno dei fumettisti dal tratto più raffinato della Capitale, Carmelo Calderone . 

CI PARLI DELLA SUA FORMAZIONE
Carmelo Calderone : Mio nonno materno aveva la passione della pittura e del disegno, passione che ha trasferito a mia madre e che poi è passata a me. Dopo le superiori, ho frequentato la Scuola Internazionale di Comics di Roma e poi tanto esercizio in proprio che continua ancora oggi.

A QUALE SCUOLA O AUTORE SI ISPIRA
Carmelo Calderone : Non c’è una scuola precisa a cui mi ispiro, e tanto meno un autore in particolare. Come tutti gli autori di fumetti ho diversi disegnatori di riferimento. Forse però, sarebbe meglio dire che ho molti autori che invidio perché per me inarrivabili. Sicuramente Winsor McCay, Hal Foster, Jack Kirby, Will Eisner, Walt Kelly, Guido Buzzelli, Alberto Breccia. Tra i contemporanei: Enrique Breccia, Eduardo Risso, Bill Watterson, Geof Darrow e Leone Frollo.  Per fortuna il fumetto è un mondo infinito da esplorare, ogni giorno mi innamoro di qualcuno. Se vogliamo parlare di autori che vanno affermandosi oggi, direi che in questo periodo ho perso la testa per i bianchi e neri di Giorgio Santucci e i dettagli maniacali di Kim Jung Gi.

QUAL È L’ELEMENTO DISTINTIVO DEL SUO STILE
Carmelo Calderone : Non ne ho proprio idea, bisognerebbe chiedere a chi eventualmente riesce a riconoscere uno ”stile” nel mio lavoro. Sinceramente credo che ci sia ancora qualcosa da fare nei miei disegni, per renderlo uno “stile” riconoscibile. Non è che perché disegno in un certo modo quello è il mio “stile, credo che questa sia una profonda ricerca che non dovrebbe finire mai. Credo sia presuntuoso definire il proprio “stile”, lo limiterei.

CI DESCRIVA LA SUA PRIMA ESPERIENZA EDITORIALE
Carmelo Calderone : La mia prima esperienza editoriale è nata da un mio incosciente “viaggio della speranza” ad Angouleme ( per chi non lo sapesse, tutti gli anni, ad Angouleme tra la fine di gennaio e l’inizio di febbraio si svolge la manifestazione di fumetti, forse, più importante al mondo). Sul pullman per Angouleme, conobbi sia Christian G. Marra (poi fondatore dell’etichetta indipendente Passenger Press), sia Antonio Scuzzarella (all’epoca direttore editoriale dell’ appena nata 001 Edizioni). Insomma su quell’autobus c’era il mio destino: Christan,
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trovò qualcosa nei miei lavori portati alla manifestazione francese, e mi coinvolse nella sua, allora nascente, Passenger Press, collaborai con lui in quattro o cinque progetti di quel periodo.

COME E’ AFFRONTARE UN GRANDE DEL MONDO CLASSICO COME ESOPO
Carmelo Calderone : Non ci sono state particolare difficoltà: di base parliamo più di un mito che di un qualcuno ben specifico. Esopo è talmente distante nei secoli che non è che ci siano molti elementi certi sulla sua vita. Delle più di trecento favole a lui ascritte non si sa quali di preciso siano da attribuire con certezza a lui. Da quello che ho letto, molte fiabe sono state inserite nella sua raccolta per deduzione relative alla scrittura o allo stile, ma non ci sono prove o date certe che ne confermino la paternità. Ci sono poche informazioni certe su Esopo, questo da la possibilità di affrontare il suo apparato favolistico con estrema tranquillità, difficile che qualcuno possa contestarti più di tanto!

PERCHE’ RACCONTARE LE OPERE IMMORTALI DEL FOVOLIERE GRECO IN UNA TRILOGIA
Carmelo Calderone : Inizialmente, le favole di Esopo dovevano essere affrontate in un unico volume di 130 tavole, il racconto procedeva dal mattino e arrivava alla sera. Poi su proposta dell’editore si è optato per tre volumi di grande formato e cartonati, per un totale di 150 tavole. L’idea era quella di strutturare la cosa in modo più conforme al mercato dei bambini.
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CI SVELA “ FONDO DI MAGAZZINO”
Carmelo Calderone : Non saprei cosa svelare: “Fondo di magazzino” è un primo lavoro di grande respiro che presenta le sue ingenuità e che forse potrà essere valutato per quello che è realmente, solamente se il suo autore avrà un qualche futuro nel mondo del fumetto. Per me, che non ne dovrei parlare in quanto autore, è un lavoro più che onesto nel contesto attuale del panorama fumettistico, calcolando che è un’ opera di un esordiente. “Fondo di magazzino” nasce dal disagio per un mondo che ruota intorno al consumo e all’apparenza, nonché dalla voglia di disegnare personaggi strani in una situazione surreale. Credo si tratti di una favola, dove la speranza di essere una persona sempre migliore non tramonta mai, nonostante tutto.

PRIMA DI SALUTARCI, VORREMMO CHIEDERLE DA AUTORE, QUALE GRANDE OPERA DELLA LETTERATURA MONDIALE VORREBBE TRADURRE A FUMETTI
Carmelo Calderone : Non credo sia una “grande opera letteraria mondiale”, però mi piacerebbe trasporre a fumetti “ Viaggio di un naturalista intorno al mondo”. Il diario del viaggio che Charles Darwin compì con la Beagle intorno al mondo e che gli diede la spinta per la realizzazione dello spartiacque “L’origine della specie”. Questo è per ora un sogno a livello embrionale perché sarebbe un lavoro monumentale a come lo realizzerei io. ( Qualche anno addietro la defunta Planeta DeAgostini, pubblicò tre numeri di una serie spagnola che è rimasta incompleta e che tratta proprio questo tema) Mi piacerebbe rendere i dettagli naturalistici, faunistici e geologici che stupirono Darwin e lo cambiarono per sempre, facendolo passare da un quasi “pastore di Dio” al “cappellano del Demonio”.

CI PARLI DEL SUO FUTURO
Carmelo Calderone : Ad oggi quello che produco di mio, ovvero strisce e disegni vari, lo propongo sul mio blog sulletraccedilittlenemo.blogspot.it. Per il domani, progetti ben avviati, ce ne sono diversi, se si concretizzeranno e quali, ce lo dirà, appunto il futuro. Io ci credo, ma non posso essere il solo. Vedremo con quali mezzi riuscirò ad arrivare alla nuova meta, magari prenderò un “Taxo”.


Di Ivano Garofalo
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Rilasciata al mensile Mega
numero 202 dell'Aprile 2014
Intervistatore: Stefano Perullo


[1]. Ciao Carmelo, benvenuto sulle pagine di Mega. Prima di iniziare questa chiacchierata, che ne diresti di presentarti ai nostri lettori?


Ciao. Bene, per cominciare una bella domanda imbarazzante, guarda non saprei come presentarmi. Niente, ho quasi 36 anni, quindi 35, so' romano de Roma e mi piace il fumetto, che è quello che conta in questa sede. Oltre a questo adoro il creato in generale, solo l'uomo ci stona un po'. Per il resto, oltre a dire che sono un uomo di una certa stazza ed un insicuro cronico, dovremmo chiedere ad un terzo imparziale perché finirei per essere auto indulgente visto che in fondo, in fondo mi voglio bene.


[2]. Quando hai deciso di diventare un autore di fumetti? A che età hai maturato la convinzione che avresti potuto tentare la carriera professionale del “fumettista”?


Quando ho deciso? Non saprei, credo tra il Marzo 2021 ed il 16 Agosto 2024, o almeno mi pare. Sarcasmo? No, è solo che non lo so. Magari, visto che sin dall'infanzia leggo fumetti, ho pensato ad un certo punto di provarne a farne di miei. Per la seconda domanda, se avessi maturato la cosa, dato il significato che può avere il concetto di maturo nel percorso di crescita di una persona in questa società, non ci avrei minimamente provato. L'ho fatto, vediamo cosa succederà, potrebbe essere anche solo una breve sosta in una locanda lungo la mia strada nel campo della neurochirurgia.


[3]. Che studi hai effettuato? Hai frequentato qualche scuola del fumetto o sei autodidatta?
Come da prassi, da piccolo guardavo Ken il guerriero e a scuola dalle suore disegnavo morti ammazzati e carneficine. Ci davo giù con la penna rossa! Tutte opere perse per sempre visto che le suore me li sequestravano, non è sopravvissuto nulla. Da questo disegnare continuo le mie aspirazioni avrebbero gradito se avessi fatto il liceo artistico e poi l'accademia di belle arti. Purtroppo retaggi culturali discutibili mi imposero ragioneria, dopo ho provato economia e commercio seguita da giurisprudenza. Tentativi miseramente naufragati nel mio odio e disinteresse per esse. In contemporanea riuscii a scucire a mio padre un corso alla Scuola Internazionale di Comics. Dopo la scuola di fumetti ho dovuto lavorare altri sette, otto anni prima di cavare qualche risultato da questa passione. Se oggi sono vagamente passabile come disegnatore lo devo al molto lavoro posteriore alla scuola. Purtroppo, per la maggior parte delle persone, quando si esce dalla scuola di fumetti, si ha solo un infarinatura generale. Il resto spetta alla volontà del soggetto. Finita la scuola, all'epoca ero solo come un' idea di un' ipotesi parodistica di dilettante allo sbaraglio nel campo dell'astrofisica. Oggi almeno sono un' idea di un' ipotesi parodistica di dilettante allo sbaraglio ma, questa volta, nel campo del fumetto. Ho fatto un passo avanti! Yeah!


[4]. Quali sono gli artisti che maggiormente ti hanno influenzato?


NOOO!!! Odio questa domanda, è brutta!!! Non lo so, leggo qualsiasi tipo di fumetto da qualsiasi angolo del globo senza preferenze di genere. Ho tanti autori che per me rappresentano l'infinita potenza dell'anima umana. Non riesco a scegliere: su tantissimi resto basito, ne ho troppi per i quali mi metterei sull'inginocchiatoio. Ma siccome dei nomi sotto, sotto, ti piacerebbe li facessi ti dico Winsor MaCay, Hal Foster, Jacovitti, Jack Kirby, Osamu Tezuka, Will Eis....lo vedi, non riesco a scegliere, non lo so!!!


[5]. Il tuo debutto nel mondo del fumetto è avvenuto con la Graphic Novel intitolata Fondo di Magazzino edita da 001 Edizioni. Che tipo di accoglienza ha avuto?


Sei del partito del “LA” e non del “IL” Graphic Novel? Ok. Comunque, per la verità, devo precisare, per rispetto a chi per primo ha creduto in me, che il mio debutto è stato per l'etichetta indipendente Passenger Press ( http://passengerpress.blogspot.it/ ). E' spesso grazie a questo tipo di incoscienti che si muove i primi passi nel “mondo del fumetto”. Poi parlando di Fondo di Magazzino e l'accoglienza che ha avuto, questa non poteva che essere freddina. Bisogna essere onesti, quanti scommettono su un autore sconosciuto sia pure fosse il Padreterno sotto mentite spoglie? Io lo faccio con difficoltà, figuriamoci se gli altri non sono come me. Per quelli che ci hanno creduto, devo dire che la risposta è stata bella e superiore alle mie aspettative: ne sono contentissimo!!!


[6]. Mi racconteresti la “genesi” di Fondo di Magazzino? Cosa ti ha ispirato nel corso della tua realizzazione?


Credo che qualsiasi cosa venga creata sia, prima e sopra ogni altra cosa, una necessità di porre rimedio o meglio provare, non riuscendoci, a porre rimedio ad un disagio di chi la mette in opera. C'è una scena di un film che è stata la cristallizzazione del disagio. Il film è Labytinth del 1986 per la regia di Jim Henson. La scena è quella dove a Sarah, la protagonista, viene provata a fare opera di distrazione dal suo scopo di salvare il fratellino rapito dal re dei Goblin, tramite l'accumulo di oggetti, cercando di riempirla di ninnoli e inutili carabattole a fronte del ricordo del fratello. Metafora possente del mondo di oggi che produce migliaia di vittime cercando di riempire un vuoto che necessita sentimenti e relazioni con il prossimo piuttosto che inutili e freddi oggetti ed orpelli che non sono buoni nemmeno come placebo. Questa cosa mi sconvolse, ho sempre avuto molto da piccolo ma spesso, non era ciò che mi serviva. Ho cercato di chiarirmi le idee con Fondo di Magazzino. Quindi la genesi di questo fumetto è stata disagio e voglia di reagire, non so quanto sia stata la voglia di condividere, è stato un processo abbastanza egoistico.


[7]. Che difficoltà hai avuto nel realizzare, in qualità di autore completo, questa tua prima Graphic Novel?


Svariate ed eventuali ma, quelle più grosse, sono state quelle con me stesso. Passo in modo molto schizofrenico dalla voglia di fare alla voglia di non fare proprio nulla. E' inutile girare intorno al discorso: un editore non potrà mai credere ad un progetto se non ci credi tu per primo, spesso anche oltre il razionale. Le difficoltà sono state solo quelle relative al fatto di sforzarmi ed andare avanti soprattutto senza un editore pronto a pubblicare. Quando si è deciso che Fondo di Magazzino sarebbe andato in stampa, era quasi “chiavi in mano”. Se aspetti un contratto e qualcuno che ti affidi un lavoro sulla parola e quattro scarabocchi, puoi tranquillamente buttarti nel cassone dell'umido perché almeno, mentre aspetti e fai la muffa, ti troverai già nel luogo adatto allo smaltimento.


[8].Come organizzi il tuo lavoro? Scrivi una sceneggiatura o ti occupi direttamente della realizzazione delle tavole?


Tante idee, come a tutti, mi ruzzolano fuori dalla testa. Con alcune cominci a giocarci e, piano piano, maturano, poi, siccome alle volte ti si piazzano in testa e non riesci a pensare ad altro, le butti giù su un foglio e ti liberi la testa. Personalmente, sapendo più o meno dove voglio andare a parare, mi faccio gli storyboard ma, sempre procedendo linearmente dalla pagina uno a salire. Lungo la strada correggo il tiro, riscrivo e ridisegno cose che non mi quadrano più. Credo sia un modo di procedere estremamente di base, l'ho letto mille volte ed è vero, ad un certo punto sono i personaggi del racconto a scegliere cosa fare. E' proprio bello sia così.


[9]. Attualmente sei al lavoro su una trilogia di volumi che adattano a fumetti le classiche fiabe di Esopo. Come mai la tua scelta è ricaduta proprio sulle fiabe?


Le fiabe di Esopo sono una grande metafora della caleidoscopica variante di pregi e debolezze umane. Questo mi affascina tantissimo, poi, siccome questa metafora è resa con gli animali e la natura, adorando queste cose, non ho trovato niente di meglio da fare che disegnarle. Nella trilogia di Esopo, di fiabe ce ne sono quasi novanta, il mio sogno sarebbe quello di trasporle tutte e trecento e “rotte” ma, per questo penso mi prenderò ancora qualche decade (giusto per non fare le cose di fretta).


[10]. Quali sono le difficoltà che incontra un giovane autore esordiente nel nostro paese?


Premettendo che oggi giorno tutti vogliono essere ascoltati ma nessuno vuole ascoltare. Argomenti complessi richiedono risposte complesse, articolate e barbose che comunque sarebbero parziali e soggettive, le mie per giunta sarebbero anche filosofiche. Fai tu!. Potremmo partire dalla sbandierata italietta degli italioti a cui TUTTI apparteniamo pur prendendone TUTTI le distanze, oppure, nello specifico, si potrebbe parlare del fatto che non ci sono più riviste che fanno da palestra, di mancanza di mecenatismo, di internet che distorce la percezione della realtà, dell'informazione claudicante e strabica, dell'importanza del numero di accessi a siti e blog che si possono ottenere solo con un certo tipo di articoli e recensioni, delle risse da bar su internet e quindi delle claque di autori o case editrici, dei lettori distratti e prevenuti o magari ignoranti, dell'esterofilia, della distribuzione viziata da contaminazioni da editore, da editori schiavi del fatturato, delle scuole di fumetto private e che in quanto tali rispondono a leggi di mercato e non di merito e selezione, degli autori immaturi, degli autori boriosi, delle fumetterie poco coraggiose, della mancanza di reso nelle fumetterie, delle librerie di varia che sembrano degli scarichi caotici, della serialità che uccide e tante, tante altre cose in questa arena da circo romano con gladiatori e belve varie. In fondo è tutto un problema di soldi che si può riassumere in un concetto espresso molto bene da un detto popolare che mia nonna ripete spesso “ I sòrdi so' come li dolori chi ce li ha, s'i tiene”.


[11]. Riesci a sopravvivere solo di fumetto?


E' una battuta? Ma quando! Per campare vendo montature da vista e occhiali da lettura. Disegno la sera...


[12]. Attualmente su che cosa sei al lavoro?


Lavoro su diversi altri progetti: tutti senza editore! Uno ad episodi che racconta delle persone incontrate da un tassista rasta in un mondo surreale ( editorialmente, dove possono trovare casa delle storie brevi oggi?), uno sulla paura, l'odio, la rabbia ed il coraggio, altri meno strutturati. L'unica cosa, certa e costante, è la mia striscia settimanale sul mio blog http://sulletraccedilittlenemo.blogspot.it/. Dal titolo puoi notare una velata aspirazione megalomane: d'altronde ci vuole solo tanta tenacia ed incoscienza! Chi si ferma, è perduto! Se non lo facessi, probabilmente, con il solo lavoro degli occhiali, starei bene solo al campo santo! Parlo per me, sia chiaro! Ci sarà pure chi trae gioia dal vendere freddi oggetti innovativi solo nel formalismo e non nella forma.


[13]. Per me è tutto, c’è qualcosa che vorresti aggiungere?


Grazie a Mega per l'opportunità di farmi un po' conoscere. Grazie a te per il tuo tempo e la tua attenzione e grazie a chi è riuscito ad arrivare fino a queste mia ultima parola. E anche a questa, e a questa e BONG!...


L'utente da lei chiamato non è al momento raggiungibile.


Che conclusione becera, non ho proprio possibilità, datemene una voi leggendo i miei modesti lavori, grazie.


Roma 17/01/2014
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Rilasciata a ItalNews.info
il 31/03/2011
Intervistatore: Renato Umberto Ruffino

Intervista a Carmelo Calderone autore di Fondo di Magazzino


Dopo avervi segnalato la sua opera, Fondo di magazzino, ho il piacere di intervistare e farvi conoscere meglio l’autore del volume Carmelo Calderone.

Carmelo, raccontaci come ti sei avvicinato al mondo del fumetto?
Come mi sono avvicinato al mondo del fumetto….. vediamo un pochino da dove cominciare. Diciamo che è stata mia madre che in modo molto innocente, quando ero piccolo mi ha comprato qualcosina tipo Tiramolla, Geppo, Il Giornalino, c’era Pinki che adoravo, ne vorrei l’integrale, magari lo chiedo ad Antonio della 001 Edizioni, Il Corriere dei Piccoli e Topolino. I fumetti mi hanno sempre affascinato per via dei disegni prima ancora che per le storie. Mio nonno, a cui è dedicato “ Fondo di Magazzino”, adorava dipingere e la cosa è stata trasmessa a mia madre che mi ha contagiato. Come tanti altri disegnatori ho sempre disegnato, sin da piccolo. Per questo motivo sono anche stato messo in punizione alle elementari; mentre alle medie, per realizzare quegli orrendi quadri di vasi di fiori, ho preso anche un paio di note… mi scocciava fare i fiorellini… sempre mostri, battaglie, personaggi Disney. Alle superiori più o meno in quarto ragioneria (mio padre non ha mai appoggiato l’idea dell’artistico ma c’è da dire che se lo avesse fatto magari oggi sarei stato in tutt’altre faccende affaccendato; tutto fa parte del percorso, poi ci vuole un po’ di volontà) l’insegnante di religione, mentre realizzavo un mega disegnone con tutti  almeno nelle mie intenzioni i personaggi dei cartoni animati, mi apostrofò come violento davanti alla classe, perché c’erano troppi cartoni giapponesi e pochi Disney; i primi erano violenti ed i secondi rappresentavano la poesia… è nota, a tutti quelli che mi conoscono, la mia chilometrica fedina penale. Diciamo che questa passione è stata estremamente osteggiata da molti individui, fino anche agli anni più recenti dove mio zio in punto di morte appena rientrato dal Canada, dopo tanti anni, al mio renderlo partecipe per un lavoro di disegni, fatto su un libro di favole per bambini sordi, poco remunerato, mi risponde: “nella vita l’unica cosa che conta è quanto ti pagano per una tua ora di lavoro”, dieci giorni dopo è morto. Che bel ricordo vero? L’unica cosa vera che si può dire dei fumetti, per quello che mi riguarda, è che mi hanno letteralmente salvato la vita, mi hanno reso forte e mi hanno dato coraggio in momenti nei quali il mondo che ci circonda, cercava di fare irruzione nella mia anima provando a spersonalizzarla e a farmi sentire “ inadatto e sbagliato”.
Come ha detto una mia insegnante di lettere e storia, in un corso di un paio d’anni addietro: “chi legge fumetti ha capito il senso della vita” la cosa bella è che era seria e lo diceva ad un microfono davanti una cinquantina di persone. Quindi LEGGETE FUMETTI! (Concordo!)

 Io nella mia recensione di Fondo di magazzino ti paragono a Bryan Talbot, è un paragone esatto, oppure ti consideri più vicino ad altri autori? Quali sono gli autori a cui sei maggiormente legato?
Bryan Talbot, mi piace molto, ho molte cose di lui, anzi tante ora che ci penso. Mi chiedi se il paragone con Talbot è esatto, può starci, come ci può stare quello di Bepi Vigna, nell’introduzione al volume, che fa un paragone con Yikito Kishiro e Osamu Tezuka. Il punto fondamentale è che sono onnivoro dal punto di vista fumettistico (come anche dal punto di vista alimentare), nella mia testa ci sono contaminazioni di generi e autori tra i più vari. Ho veramente dentro di me tante perle di bellezza inaudita, ho letto tantissime cose degli autori più disparati; mi sento molto orgoglioso della mia biblioteca di fumetti. Dopo un inizio gestito da mia madre, dopo una tossicodipendenza da supereroi e un successivo tunnel nel manga, negli ultimi dieci anni credo d’essermi affrancato da ogni inutile e limitativo schieramento fumettistico, o devozione senza se e senza ma nei confronti di autori specifici,  apprezzando tutti i generi e nazionalità, non mi limito neppure al periodo storico, sono un cercatore d’oro. La più bella delle cose è la scoperta di nuove storie e autori.
Al di la delle schiere infinite di autori che adoro, la mia sempiterna devozione va in modo quasi assoluto al supremo, al geniale e al pionieristico Winsor McCay ed al suo Little Nemo, artista da inginocchiatoio… prima di lui c’era il buio fumettisticamente parlando. Ops! Ho appena contraddetto il mio pensiero precedente sullo schieramento di parte, ma McCay è morto quasi da cento anni, è quasi come Dante per l’italiano.

La trama di fondo di magazzino è molto particolare, come ti è venuta in mente una storia così?
Altra grande passione oltre il fumetto è il cinema. C’è una sequenza ben precisa di un fantastico film da cui tutto è scaturito. Il regista è Jim Henson il creatore dei Muppets, che adoro e dei quali ho DVD e action figure da urlo; il film è Labyrinth  (Ndr. con protagonosta il duca bianco David Bowie) la sequenza è quella dove Sarah (la bambina protagonista del film) alla ricerca del suo fratellino, tra le varie prove e difficoltà, viene quasi corrotta e turlupinata (adoro questa parola) da una vecchia con una tonnellata di carabattole inutili caricate sulla schiena. Viene quasi sconfitta e soffocata dalle “cose” rischiando di dimenticare gli affetti. Una scena terrificante, quasi peggio di alcune scene di Alien o Nightmare. Una scena che mi angoscia ancora oggi. Ecco, il più chiaro e palese esempio a dimostrazione del principio chimico per il quale: Nulla si crea e nulla si distrugge ma tutto si trasforma. Tutto è ormai stato scritto, la cosa bella è nel provare a reinterpretare le cose a modo proprio; credere di avere un pensiero originale è quanto di più sbagliato ci sia al mondo; facciamo ormai tutti parte de “La storia infinita”. Nessuno si inventa niente. Mi è preso un colpo quando ho scoperto da dove deriva la parola “ rocambolesco”.

Uno dei miei passaggi preferiti del libro (o almeno il più poetico) è la parte intitolata “Dove comincia l’infinito” scritto da Alberto Calderone. Ce ne parli?
Alberto, come chi leggerà i ringraziamenti e potrebbe intuire dal cognome, è mio fratello. “Dove comincia l’infinito” è un piccolo racconto che mio fratello scrisse per un concorso letterario, di solito Alberto non è che scriva tanto, ma questa volta per me ci ha preso alla grande. Avevo già cominciato a disegnare Fondo di Magazzino ed era un peccato che questa favola restasse nel cassetto, era funzionale alla storia (o almeno credo) e quindi l’ho messa dentro. A mio fratello voglio un bene assoluto, ed è stato lui ad aiutarmi nella parte digitale della realizzazione del fumetto: scansioni, colori, neri, ripuliture

Come ti è venuto in mente di realizzare dei balloon personalizzati per tutti i personaggi di fondo di magazzino?
I baloon personalizzati hanno colpito un po’ tutti, e che sarà mai? Anche Antonio Scuzzarella, il mio editore, mi disse che sarebbe stato da pubblicare solo per la meraviglia di quei baloon. Si deve tutto a chi è passato prima di me su questa terra; il primo che mi viene in mente è il mitico Pogo di Walt Kelly. In Pogo ci sono vari modi di parlare, differenti baloon e diversi font per far parlare i personaggi. Il baloon personalizzato, potrebbe risultare un po’ pesante e rallentare la lettura, ma per come l’ho intesa io, voleva essere una forte e ulteriore caratterizzazione dei personaggi che nel fumetto sono tanti quanti al Muppet Show. Ho cercato di rendere i personaggi familiari nel più breve tempo possibile, spero di esserci riuscito.
Altra particolarità del volume è la bellissima copertina ed in generale la cura editoriale del volume. È stata una tua volontà quella di voler dare al tuo libro questo aspetto ricercato sia nella grafica che nei materiali?
Quello che riguarda la cura editoriale è stata una collaborazione molto sentita e bella con la 001 Edizioni e con il direttore Antonio Scuzzarella. Non voglio sembrare uno sviolinatore impazzito, però la 001 è una delle più belle realtà fumettistiche presenti oggi in Italia; la collana Made in Italy (di cui fa parte Fondo di Magazzino) è veramente intraprendente e fuori dal coro! E’ sotto gli occhi di tutti la cura nei suoi volumi. Per la copertina, Antonio mi disse che gli sarebbe piaciuta una copertina panoramica con il disegno anche sulle alette del libro, alla fine dopo vari soggetti mi sono ispirato a Il Quarto Stato (dipinto famosissimo, realizzato dal pittore Giuseppe Pellizza da Volpedo nel 1901e ci ho messo dentro tutti i personaggi della storia. L’ho già detto che adoro i Muppet?

Quali progetti ti attendono nell’immediato futuro?
Ci sono tante idee, ma adesso sono concentrato sulla promozione di Fondo di Magazzino, comunque come si intuisce dal libro ogni tavola porta via tantissimo tempo. Mi piacciono parecchio le favole ma non ho obiettivi particolari, da ciò deriva che io intanto sto disegnando alcune cose, se poi riuscirò a farne uscire un nuovo volume sarò contentissimo.
Ovviamente ringrazio Italnews per questa bellissima e nuovissima opportunità e mi scuso con i lettori per la mia logorrea, ma siete fortunati mi sono trattenuto.

Grazie a Carmelo per la bella intervista, che manda un saluto a tutti i lettori di Italnews.

di Ruffino Renato Umberto


























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